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Da sempre il mercato risponde a un’esigenza di scambio e comunicazione. “… a Palermo un mercato è qualcosa di più di un mercato, cioè di un luogo dove si vendono vivande e dove si va per comprarne. E’ una visione, un sogno, un miraggio. Un mangiar visuale…”. Con queste parole Leonardo Sciascia, commenta l’opera di Renato Guttuso “Vucciria”.

La “vucciria” non è rumore, ma la musica di quei teatri a cielo aperto. Palcoscenici dove le scenografie scorrono in ogni direzione e cambiano repentinamente a ogni sguardo. I mercati come quello di Ballarò, non sono solo contenitori imperfetti di varia umanità ed eccellenze di un territorio, sono presidi sinestesici, piacevoli elettrochoc contro apatia e omologazione.

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